Pensioni italiane: perché il futuro è a rischio
Calo demografico, invecchiamento popolazione, redditi bassi, longevità metteranno a rischio il futuro delle pensioni Italiane. Il fondo pensione può salvarti. Affidati ad un consulente finanziario preparato per pianificare la tua pensione.

Hai mai immaginato come dovrà essere la tua pensione? Non dovrai più preoccuparti del lavoro, avrai molto tempo libero e potrai finalmente dedicarti alle tue passioni e ai tuoi cari. Ma ancora non hai fatto i conti con il tuo assegno mensile pensionistico.
Ne parlano costantemente i giornali, ma ancora molti non comprendono il dramma che si vivrà in futuro.

Andiamo a capire i motivi per cui in futuro le pensioni potrebbero essere a rischio e determinare un grave problema sociale.
Perchè in futuro le pensioni saranno più basse: le cause
Passaggio dal sistema retributivo al contributivo
Fino ad oggi con il sistema retributivo le pensioni erano rapportate ai redditi degli ultimi 5 anni di lavoro.
Per esempio, senza tener conto del passaggio dalla lira all’euro, potevo lavorare a 1000 euro al mese tutta la vita ma se negli ultimi 5 anni di lavoro la mia busta paga aumentava magicamente a 3000 euro al mese la mia pensione veniva calcolata su quest’ultimi. Ecco perché le pensioni attuali sono mediamente ricche, in media dall’80% al 110% dell’ultimo reddito.
Ma con il nuovo sistema contributivo le pensioni saranno rapportate non più in base ai redditi degli ultimi 5 anni, ma ai contributi effettivamente versati dal lavoratore nell’arco di tutta la vita lavorativa, e non ci sarà neanche l’integrazione al minimo dei 500 euro.
In media le pensioni saranno molto più povere, dal 60% al 40% dell’ultimo reddito. Cioè se prendevi 2.000 euro al mese quando lavoravi, Potresti prenderne 800 euro al mese quando andrai in pensione.
Questo perché mediamente si entra tardi nel mondo del lavoro e con contratti e stipendi più bassi nei primi anni, che peseranno in senso negativo sul montante finale. Ad oggi non percepiamo la problematica perché i pensionati attuali godono ancora del vecchio sistema, o al massimo entrano nel mondo pensionistico con un sistema cd misto. Ma nei prossimi anni, quando si passerà totalmente al sistema contributivo pieno vedrete se ne parlerà.
In questo video la Gabanelli ci spiega proprio le conseguenze del passaggio al sistema contributivo.
Forte squilibrio demografico. Ci saranno più pensionati che lavoratori
L’Italia è un paese con la natalità più bassa in Europa. Ogni anno nascono circa 200.000 persone in meno rispetto a quante ne muoiono.
E’ come se ogni anno una città di medie dimensioni come Parma sparisse nel nulla. A molti questo dato di fatto non dirà nulla, ma significa che, in futuro, ci saranno sempre meno lavoratori per pagare le pensioni di sempre più pensionati.

In altre parole, la pensione italiana è a rischio. Ti sei infatti mai chiesto perché dal 1995 con la riforma Dini, al 2004 con la riforma Maroni, 2007 con la riforma Fornero, 2011 riforma Monti ecc..le pensioni non hanno fatto altro che diminuire e l’età pensionabile aumentare? Guarda qui..
Il sistema pensionistico italiano funziona a ripartizione, ovvero i lavoratori di oggi pagano le pensioni ai pensionati di oggi.

L’attuale sistema pensionistico si basa su presupposti socio-demografici che negli anni stanno subendo forti variazioni. Il sistema regge se la popolazione che lavora oggi è maggiore di quella in pensione.
Quando nacque il sistema pensionistico ci trovavamo nel dopoguerra. C’erano pochi anziani superstiti di conseguenza il sistema garantiva pensioni ricche.

Perché un sistema pensionistico sia considerato sano prevede che i giovani e i neonati siano almeno pari alla forza lavoro attuale, perché saranno loro che un domani pagheranno le pensioni.

Con meno neonati, meno giovani, quindi meno persone che entrano nel mondo del lavoro e più anziani che usciranno, il sistema pensionistico non regge.
Tutto è iniziato negli anni 70 con il boom economico che ha portato anche al boom delle nascite, i cd babyboomers. Tra l’altro le prime riforme del sistema pensionistico si concepiscono proprio in quegli anni. La popolazione lavoratrice poteva sostenere quella in pensione ma i babyboomers già si presentavano come un’onda anomala non supportata dalle future generazioni.
Oggi lo scenario che ci si presenterà in futuro è catastrofico. La prolungata crisi economica importata anche dall’euro, dalle crisi finanziarie, ha portato ad un drastico calo delle nascite. I giovani si sposano tardi, entrano tardi nel mondo del lavoro e con contratti precari e retribuzioni molto basse. E Tra un ventennio i babyboomers innescheranno la bomba atomica sulle pensioni.

Secondo le proiezioni, anno dopo anno il mantenimento di questo sistema sarà sempre più complesso fino ad arrivare nel 2050 quando il rapporto pensionati/lavoratori si invertirà.


E cosa pensi accadrà da qui al 2050? Quante ulteriori riforme avremo? ma soprattutto, ancora credi che lo Stato si occuperà di te?
Nell’ultimo libro scritto da Piero Angela, perché dobbiamo fare più figli, evidenzia come negli anni la foto di gruppo degli sposi sia cambiata. Una volta sotto c’erano tanti bambini, e sopra pochi anziani superstiti. Oggi invece la piramide demografica si è invertita.

Inoltre, l’inps nacque come istituto erogatore di pensioni. Tanto doveva entrare dai contributi previdenziali dei lavoratori, tanto doveva uscire per pagare le pensioni. Il cosiddetto sistema a ripartizione.
E invece ogni anno lo Stato mette le pezze coprendone il deficit. In termini percentuali lo Stato italiano contribuisce a risanare il deficit di bilancio dell’INPS per le pensioni in media per il 62%. Capito bene? 62%.
Tale contribuzione è destinata ad aumentare nel tempo, proprio come detto a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana e del conseguente aumento delle pensioni. Una spada di damocle per il nostro debito prossimo ad essere considerato come speculativo e rischioso.

Detto ciò, è ormai un dato di fatto che ad oggi, senza considerare le riforme future, le pensioni in media rasentano in prospettiva il 50% dell’ultimo reddito percepito.
Ma non si fanno i conti che in genere si entra tardi nel mondo del lavoro e a contratti con stipendi più bassi. Fattore che inciderà sull’entità dell’assegno pensionistico in virtù del nuovo sistema contributivo.
Inoltre quel 50% in Italia fatica ad adeguarsi all’inflazione reale. L’inflazione aumenta ma i stipendi rimangono sempre gli stessi. Quindi con un reddito di 2000 euro al mese, in prospettiva potresti avere circa 1000 euro di pensione. Ma queste 1000 euro tra 30 anni non varranno quanto oggi. Magari varranno per esempio 500 euro. Oggi cosa comporterebbe al tuo stile di vita passare da 2000 euro al mese a 500 euro al mese?
Proprio per questo è importante confrontarsi con un professionista per pianificare la propria pensione.
Diminuzione dei redditi
I salari italiani, al contrario del resto d’Europa e del mondo, sono aumentati solo dell’1% in 32 anni a fronte di un’inflazione che sale più rapidamente.
Tale situazione non fa altro che portare meno contributi all’inps creando seri problemi di conti pubblici.
La longevità portata dalle scoperte scientifiche
Si vive sempre più a lungo con aspettative che arriveranno anche a 90-95 anni. Sappi che le pensioni sono calcolate anche in base alle aspettative di vita, più aumentano e minore sarà l’assegno pensionistico.
E pensateci, a quell’età diventerà piu importante la qualità della vita avendo piu tempo a disposizione.

Conclusioni e consigli
Di seguito una panoramica completa spiegata sotto forma di video che troverete iscrivendovi al mio canale youtube.
In conclusione un consiglio che vorrei lasciare è quello di non attendere che gli eventi prendano possesso del nostro futuro tenore di vita sperato. E’ bene pensarci in tempo a questa problematica iniziando un proprio piano pensionistico. Nel video troverete spunti preziosi che serviranno a non rimanere in balia degli eventi e prendere in mano il vostro futuro finanziario.
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Dott. Alessio Zaccanti
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