Pac o fondo pensione? quale scegliere
Non esiste uno strumento migliore dell’altro. Perché il pac e il fondo pensione per le loro caratteristiche giuridiche andrebbero usati entrambi.
Spesso mi viene chiesto se sia meglio investire in un fondo pensione o fare un piano di accumulo. La mia risposta è sempre la stessa: “dipende”.
Prima di iniziare faccio presente che mi soffermerò sui fattori costi rendimenti come criterio distintivo solo dopo aver trattato aspetti che non vengono mai presi in considerazione sia da colleghi consulenti finanziari che da divulgatori in materia sui vari social ma che a mio avviso sono tematiche primarie da prendere in considerazione.
Fare un pac è cosa ben diversa da fare un fondo pensione. Non si può dire che uno sia migliore dell’altro. Esistono esigenze soggettive, ognuno di noi ha una vita diversa dall’altro. Soffermarsi solo sul rendimento atteso è superficiale perché non si tengono in considerazione caratteristiche che per qualcuno possono essere poco importanti, ma per altri potrebbero essere vitali. E i due strumenti non si sovrappongono ma anzi possono coesistere insieme.
Tabella dei Contenuti
Indisponibilità e disponibilità
Andando in ordine di importanza, quelli che reputo siano oggettivamente dei vantaggi del fondo pensione rispetto al pac, il primo è sicuramente l’indisponibilità del capitale se non a fronte di specifici casi disposti dalla normativa.
Nel corso della mia carriera di consulente finanziario tra crisi finanziarie che emotivamente hanno rischiato di minare psicologicamente più volte la prosecuzione dei pac, o necessità di vita quotidiana come per esempio il comprare una macchina nuova in contanti, ho visto molti pac non raggiungere il proprio obiettivo stabilito a monte.
Invece i fondi pensione stanno ancora tutti li. E’ proprio l’indisponibilità il fattore che reputo più importante.
Non potendo usufruirne in maniera totalmente libera, la macchina spesso è stata comprata con un finanziamento, leasing, addirittura si è optato per una vettura più accessibile alle proprie possibilità, ma la capitalizzazione composta del rendimento del fondo pensione non è stata intaccata.
Quando si vede un bel segno più, la voglia di spenderlo, credetemi, è tanta, specialmente per chi fatica a mettere da parte dei soldi.
Beneficiari e tutele
Quando si ha famiglia, nascono esigenze ben diverse da quando si è giovani e single.
Oltre al beneficio visto, assicurare un capitale a favore di chi si vuole bene in caso anche di premorienza non ha valore.
Pensate per esempio al caso in cui ci si separi e si aspetti il divorzio. In questo lasso di tempo, in caso di premorienza, il pac andrebbe in eredità anche al coniuge da cui vi siete separati per varie ragioni.
Con il fondo pensione basterebbe designare i beneficiari comunicandolo al fondo in qualsiasi momento e tale asset non entrerà nemmeno nella successione.
Invece come visto il pac non avendo tale caratteristica statuita per legge cadrebbe in successione con tutte le conseguenze del caso.
Imposte di successione
Collegato a tale caratteristica c’è poi l’esenzione dalle imposte di successione. Non rientrando nell’asse ereditario il fondo pensione andrebbe direttamente al beneficiario o ai beneficiari, e se non presenti agli eredi legittimi. Invece il pac cade in successione e segue l’iter civilistico, diventando oggetto di calcolo delle imposte che gli eredi dovranno pagare.
Impignorabilità ed insequestrabilità
Molto molto importante è inoltre l’impignorabilità ed insequestrabilità. Per un ragazzo giovane magari questa caratteristica conterà poco, ma se l’obiettivo fosse proprio la pensione, prima o poi anche lui dovrà tenerne conto.
Parlo per esempio del padre di famiglia che vuole schermare il capitale accumulato per se o per i propri eredi da eventuale aggressione di creditori.
Eventi come visto di un matrimonio fallito, o come incidenti o di responsabilità oggettiva possono vedere il proprio pac pignorato a scopo di risarcimento e perdere il capitale per sempre a danno suo e dei suoi familiari. Il fondo pensione è impignorabile e insequestrabile per legge, il pac su etf o fondi no.
Imposta di bollo
E anche se fattispecie molto remota ma di cui negli ultimi anni se n’è parlato, è indisponibile anche in occasione di una possibile patrimoniale su asset finanziari.
Quanti ricorderanno la patrimoniale del governo Amato del 1992 dello 0,6% sui conti correnti? Beh a tutti gli effetti forse lo ignorate ma dal 2014 in seguito alla legge di stabilità, state pagando una vera e propria patrimoniale ben più alta di quella.
Su tutti gli asset finanziari vige infatti l’imposta di bollo annuale dello 0,2%, e se calcolate che oggi, 2023 sono passati 9 anni tale patrimoniale vi è costata l’1,8%. Ebbene, appuntiamo anche quest’altra caratteristica, i fondi pensione sono esenti da tale imposta. Il pac no.
Calcolo ai fini Isee
Per chi ha famiglia è importante anche monitorare le varie agevolazioni fiscali che lo Stato mette a disposizione di chi ha figli o per chi ha redditi bassi. A tal proposito entra in gioco il calcolo dell’isee. Tutti gli asset finanziari, compreso quindi anche il pac, sono componenti attivi di tale calcolo. E qual è invece quello che non rientra ai fini del calcolo isee? Proprio il fondo pensione. Chiedete a chi usufruisce di tali agevolazioni quanto queste siano importanti per il budget familiare.
Evento fiscale in occasione di cambio profilo
Sempre in tema di tasse, arrivati in prossimità della pensione, il profilo di investimento necessariamente dovrebbe essere modificato per adeguarlo alla tempistica più corta.
Lo switch tra comparti del fondo pensione, o lo stesso trasferimento da un fondo pensione all’altro perché per esempio nel corso degli anni esce uno strumento migliore in termini di costi o di rendimenti, avviene senza l’evento fiscale in quanto imputabile al fondo e non alla posizione individuale. Se invece volessi cambiare pac, se in guadagno si pagherà il capital gain, se in perdita le minusvalenze non potranno essere compensate.
Deducibilità, costi e rendimenti
Inoltre il fondo pensione può recepire anche il tfr con tutti i vantaggi fiscali previsti dalla normativa in tema di minor tasse.
Ma se proprio vogliamo parlare di tasse il tema centrale è sicuramente la deducibilità fiscale dei versamenti. Ma per verificare quanto questa tematica possa influire nella scelta tra pac o fondo pensione iniziamo a parlare anche dei costi e di rendimenti con l’aiuto di un foglio excell.
Preambolo: ovviamente se la disamina prendesse in considerazione fondi pensione pip con costi di gestione superiori al 2% l’anno non ci sarebbe storia per esempio rispetto ad un etf specialmente se si hanno tanti anni davanti alla pensione.
Ma faccio affidamento sul fatto che ognuno di noi sappia fare le proprie scelte informandosi prima sulla qualità dei prodotti che sottoscrive, specialmente per obiettivi di lunghissimo termine com’è il fondo pensione.
Basterebbe andare sul sito della covip e verificare prima di tutto se si tratta di un pip o un fondo pensione aperto, dove i primi hanno a mio avviso costi esorbitanti.
Per esempio un pip con costi sia amministrativi che di gestione del 2,95% e un isc a 35 anni del 2,63% non è una scelta sensata a confronto con un fondo pensione aperto con commissione di gestione del 1,25% e isc a 35 anni dell’1,34%. Sono soldi vostri, è bene che ci mettiate la testa prima di decidere di regalare migliaia e migliaia di euro in commissioni ingiustificate al fondo pensione della vostra banca.
Nell’analisi tralascerò i fondi negoziali in quanto i loro comparti azionari a tutti gli effetti sono in realtà dei bilanciati. Hanno minori costi di gestione ma peccano di efficienza gestionale specialmente per chi ha tanti anni davanti.
Detto cio, in questo foglio excell paragoniamo 2 situazioni in cui viene fatto un versamento di 416 euro al mese che corrispondono a 5.000 euro l’anno sia su un fondo pensione che su un pac sull’msci world.
Consideriamo un investitore con aliquota media del 33% visto che da giovane guadagnerà meno per guadagnare di più nel corso degli anni, i tassi di rendimento li impostiamo diversi in quanto notoriamente i fondi pensione hanno rendimenti inferiori rispetto all’indice a causa del costo di gestione e al fatto che non tutto il patrimonio viene investito perché il fondo detiene parte in liquidità per far fronte ai riscatti di chi ovviamente va in pensione.
Nell’esempio del fono pensione visto prima per esempio la quota investita in azioni era del 90% a fronte del 100% dell’indice.
Mettiamo un 7% del fondo pensione e 8% del pac su msci world dando per scontato che su quest’ultimo non ci saranno caricamenti come nel fondo pensione.
A prima vista il pac è scontato abbia reso di più a causa di un rendimento più alto.
Ma il fondo pensione al contrario del pac è deducibile a livello fiscale, e quindi dobbiamo aggiungere questo guadagno indiretto derivante da minor tasse pagate. Ogni anno lo Stato ci ridà indietro 1.650 euro e dopo tutto il piano il guadagno da aggiungere è di 77.550. Ma sul versato lo stato a scadenza ti tassa dal 9% al 15% in funzione dell’età contributiva.
Questo schema ci puo aiutare a capire: più si inizia tardi il fondo pensione più l’aliquota sale. Entro i 32 anni di età l’aliquota sarà il 9%, ogni anno a seguire aumenta di uno 0,3%. Ecco perché è importante iniziare presto un fondo pensione.
Nel nostro esempio quindi la tassazione sarà del 9% sul versato. Invece nel pac tale tassazione non esiste.
Per ciò che attiene alla tassazione sulla plusvalenza c’è da dire che nei fondi pensione la tassa del 20% è calcolata ogni anno in capo non al contribuente ma al fondo pensione quindi è già tutto scontato nel rendimento netto.
Invece nel pac la tassazione è del 26% al momento del realizzo. Inoltre come visto il fondo pensione è esente dall’imposta di bollo annuale dello 0,20% mentre il pac no.
A conti fatti, mentre inizialmente la vittoria sembrava scontata per il pac, dopo questi calcoli lo scenario cambia.
Aumentando il rendimento medio del pac sarà logico aspettarsi di più rispetto al fondo pensione essendo quello rappresentato un piano di durata di 47 anni poiché la capitalizzazione composta lavora meglio su orizzonti lunghissimi. Tale scenario invece cambia se accorciassimo le tempistiche.
Come vediamo se il piano avesse una durata di 20 anni la capitalizzazione composta non riuscirebbe a compensare il vantaggio fornito dalla deducibilità fiscale offerta dal fondo pensione. Neanche se lo spread, ovvero il differenziale di rendimento dei due fosse di 3 punti percentuali. Le variabili in gioco tuttavia sono molte. Per esempio redditi più bassi significherebbe meno deducibilità fiscale e quindi vantaggio competitivo del pac.
Conclusioni
Giunti fin qui voglio fermarsi qui con le simulazioni perché se ne potrebbero fare decine e decine in funzione di più variabili.
Il fatto è che come detto all’inizio del video non esiste una competizione tra i 2 strumenti. Non esiste uno migliore dell’altro. Esistono esigenze diverse e altrettante soluzioni diverse. Proprio per questo è importante l’aiuto di un consulente finanziario specializzato in tali tematiche.
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Dott. Alessio Zaccanti
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