Il ciclo economico. Guida per capire come funziona
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Il ciclo economico. Guida per capire come funziona

Il ciclo economico è un fenomeno che si verifica in tutte le economie, anche se con intensità e durata diverse. Si tratta di un'alternanza di fasi di crescita e di recessione, che si susseguono in un periodo di tempo variabile.

 

E' un concetto fondamentale per comprendere l'andamento dell'economia. Conoscere le sue fasi e i suoi meccanismi è importante per gli operatori economici, che devono saperli gestire per ottimizzare le proprie attività.

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In questa guida, vedremo in dettaglio cosa si intende per ciclo economico, quali sono le sue fasi, quali sono gli indicatori economici che lo misurano e quali sono gli impatti che può avere sull'andamento del mercato. Capiremo in sostanza come funziona la macchina economica che influenza i rendimenti di nostri investimenti.

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Un ciclo economico è lo stato generale dell'economia che attraversa quattro fasi in un modello ciclico.

Tale modello consente di capire come si muove il mondo degli investimenti in relazione all’alternarsi di fasi economiche. In particolare, il ciclo economico si compone di quattro fasi, chiamate regimi, che si alternano nel corso del tempo:

  • Ripresa

  • espansione o boom economico

  • Recessione

  • Depressione

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Queste fasi rappresentano quindi la crescita e decrescita del pil. In concomitanza di queste fasi gioca un ruolo importante l'inflazione. Infatti in un ciclo economico le variabili da attenzionare sono proprio i dati economici e quelli relativi all'inflazione.

ciclo economico grafico

In funzione della fase storica gli asset finanziari performano in maniera nettamente diversa. Si tratta di un'alternanza di fasi di espansione e contrazione dell'attività economica, che si manifestano in un periodo di tempo variabile, generalmente compreso tra i 5 e i 12 anni.

Le fasi del ciclo economico

Il ciclo economico si compone di quattro fasi, chiamati anche regimi macroeconomici:

Ripresa economica

E' caratterizzata da un aumento dell'attività economica e del Pil. La produzione cresce, l'occupazione aumenta e la disoccupazione diminuisce e un rallentamento dell'inflazione.

 

E' un contesto finanziario caratterizzato da bassa inflazione in cui le banche centrali stimolano l'economia con tassi di interesse bassi.

 

I tassi bassi favoriscono bassi tassi sui finanziamenti e mutui grazie ai quali la gente spende di più comprando più beni e servizi rimettendo quindi in moto l'economia. In questo contesto le asset che performano sono in genere le azioni (specialmente le small cap e le growth in genere), le obbligazioni corporate, l'immobiliare ecc.

Espansione o boom economico

E' la fase più vivace del ciclo economico, caratterizzata da un forte aumento del PIL, una diminuzione della disoccupazione e un aumento dell'inflazione.

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E' un contesto finanziario caratterizzato ancora da inflazione moderata seppur in crescita ma controllata.

 

In una fase successiva, qualora l'inflazione dovesse salire oltre le attese, potrebbe sfociare in iperinflazione in concomitanza al boom economico o per fattori esogeni come per es negli anni 70 la crisi petrolifera.

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Ed è proprio l'inflazione oltre le attese o incontrollata che potrebbero portare le banche centrali a raffreddare l'economia quel tanto da riportare in carreggiata l'inflazione stessa.

 

L'inflazione alta unita al rialzo dei tassi di interessi potrebbe far sfociare l'economia verso il terzo ciclo, ovvero quello della recessione.

Nella fase espansionistica le asset che performano meglio saranno ancora le azioni, le obbligazioni inflation linked, oro, e materie prime specialmente legate all'industria e l'energia.

Recessione

E' la fase di recessione economica, caratterizzata da un calo del PIL, un aumento della disoccupazione e un rallentamento dell'inflazione.

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La fase recessiva è caratterizzata da pil in discesa con tassi di interesse in aumento proprio per frenare l'inflazione.

 

Tassi alti e inflazione alta determinano infatti il rallentamento dell'economia. Tale fase è deleteria per le azioni, specialmente le growth, ed è terreno fertile per le commodity, le inflation linked, obbligazioni di breve termine, oro e utilities, ovvero azioni sul versante elettricità ed energy in generale(queste infatti riescono a scaricare sul consumatore finale gli effetti dell'inflazione).

 

I mercati avranno crolli verticali nel breve periodo ma in caso di successiva ripresa le azioni tornerebbero a performare positivamente. E' il caso per es. del 2018 e del post pandemia 2020. Diverso invece è il caso del 2022 in cui il passaggio repentino da uno stato deflattivo a iper inflattivo ha determinato uno stallo lungo delle quotazioni delle azioni, specialmente i consumi discrezionali.

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Di norma una recessione è definita semplicemente come due trimestri consecutivi di calo del PIL reale. Avviene quando la produzione economica subisce una flessione dopo un periodo di crescita.  Fanno eccezione alla regola le recessioni del 1960-1961 e del 2001 che non includevano due cali trimestrali successivi del PIL reale.

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Anche se un periodo di recessione non sembra imminente, bisogna sempre ricordarsi che i mercati vivono di aspettative e anticipano anche di molti mesi quello che poi avverrà in concreto nell'economia. Quindi è sempre bene pensare alle potenziali ripercussioni di un evento del genere sul proprio portafoglio.

 

Le fasi ribassiste e le recessioni sono a volte concomitanti, con le azioni che tendono a raggiungere il picco con un anticipo dai cinque ai sette mesi rispetto a tale fase del ciclo economico. Nonostante che una recessione implicasse meno utili per le aziende, e quindi cali dell'azionario, non tutto l'azionario viene colpito con la stessa intensità, e comunque sia, la buona notizia è che, normalmente, le recessioni non durano a lungo, tra 8 e 18 mesi, con una media di 11 mesi.

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L’ effettivo arrivo di una recessione è ufficialmente proclamato dal National Bureau of Economic Research (NBER) un’autorevole associazione americana composta da economisti di prim’ ordine. Per decretare ufficialmente l’ entrata in recessione il NBER tiene in considerazioni numerose variabili come PIL reale,  reddito reale, nell'occupazione, nella produzione industriale e nelle vendite all'ingrosso e al dettaglio.

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Puoi vedere invece qui le probabilità di recessione negli USA da ora a 12 mesi.

Depressione

Fase più grave del ciclo economico, caratterizzata da un crollo del PIL, un'elevata disoccupazione e un'inflazione negativa (deflazione).

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Nel caso in cui non esistano sufficienti stimoli per far uscire il sistema dalla crisi, il sistema stesso entrerà in una fase di depressione / deflazione da cui sarà molto difficile uscire (per es. il caso del Giappone degli anni ‘90-’00 e il caso degli USA degli anni ‘30, l'Europa tra il 2008 e il 2012).

 

Quindi è un ciclo che avviene in una fase successiva alla recessione nel caso in cui, per insufficienti stimoli da parte dei policiy makers, il sistema non riesca più a ritornare in quelle condizioni di equilibrio pre-crisi.

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I mercati reali tendono a crescere poco o nulla e, pertanto, gli asset tradizionali come le azioni potrebbero osservare lunghi periodi di scarsi rendimenti. La notizia di una depressione in concomitanza ad ulteriori fattori che potrebbero peggiorare o attenuare il pessimismo, potrebbe trasformarsi in una semplice correzione, o addirittura in un potente bear market.

correzioni dei mercati finanziari dal 1945
bear market in periodi di depressione

Inoltre, una depressione accompagnata da deflazione diventa una «sabbia mobile» da cui la politica monetaria non può far nulla per il sistema e in cui la politica fiscale spesso fallisce, per motivi già analizzati nel caso del Giappone

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Quindi la depressione rimane lo scenario peggiore che un investitore possa vivere.

Le uniche asset capaci di diversificare il portafoglio sono i classici beni rifugio come il dollaro, il cash, obbligazioni in valuta forte.

Consulente finanziario fineco Alessio Zaccanti

La decorrelazione tra le asset renderà il tuo portafoglio performante e più stabile. Il rapporto rischio-rendimento delle assets inoltre cambia nel tempo e in base al ciclo.

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Cosa influenza il passaggio del ciclo economico

I fattori che determinano il passaggio tra i vari regimi macroeconomici, e quindi che determinano il completamento del ciclo economico, sono:

  • Inflazione

  • Stagflazione

  • Deflazione

  • Reflazione

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Inflazione

L'inflazione è l’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d’acquisto della moneta e quindi del valore reale di tutte le grandezze monetarie.

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E' uno dei motivi per i quali un risparmiatore è costretto ad investire e pianificare il suo futuro finanziario per evitare che il suo patrimoni si svaluti nel tempo.

carrello della spesa inflazione

Possiamo paragonare l'economia ad un motore di una macchina: se i giri del motore aumentano troppo o troppo velocemente il motore stesso rischia di fondersi. Per mantenere il giusto equilibrio, le banche centrali spingono sull’ acceleratore, con misure di stimolo per l'economia, quando il contagiri dell’inflazione è basso.

 

Ma quando il contagiri schizza verso l’alto, vengono rimosse le misure di stimolo e vengono alzati i tassi d’interesse per frenare l'economia.


Il caso tipico si verifica quando la crescita economica è troppo elevata e l’eccesso di domanda dei consumatori determina un aumento dei prezzi, che causa l’inflazione.


Ecco, allora, che le banche centrali intervengono in senso opposto per frenare la crescita e la domanda alzando i tassi di interesse quel tanto che basta da raffreddare l'economia da riportare l'inflazione in carreggiata intorno al 2%, dato confermato che rappresenta una percentuale accettabile e benigna di inflazione.

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Sia la Federal Reserve che la BCE riportano che un valore d’inflazione stabile (per i Paesi sviluppati) si aggira intorno al 2% annuo, perché garantisce una certa crescita economica senza un’eccessiva svalutazione della moneta.

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Per difendersi dall'inflazione molto utili sono le obbligazioni inflation linked, l'oro e le materie prime dei metalli industriali, e le azioni dell'energia, dei materiali.

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Possiamo avere in linea generale 2 tipi di inflazione: 

  • Inflazione da domanda : quando la domanda totale di beni e servizi di un'economia aumenta più velocemente di quanto la produttività sia in grado di aumentare, ciò provoca una pressione al rialzo sui prezzi. Poiché l'offerta non è in grado di tenere il passo con la forte domanda di beni e servizi, le imprese sono in grado di aumentare i prezzi senza compromettere le vendite. Per esempio se la banca centrale, come successo durante il covid, dovesse aprire i rubinetti della liquidità aumentando l'offerta di moneta, e i governi stimolare l'economia tramite incentivi fiscali, questo combinato disposto non farebbe che aumentare la domanda di beni e servizi alla quale le imprese non sono in grado di aumentare la capacità produttiva in poco tempo. Ciò determina un aumento dei prezzi.

  • Inflazione spinta dai costi: è causata dall'aumento dei costi di produzione (materie prime e salari) che vengono trasferiti ai consumatori finali. Un esempio è dato dal 2022 quando in europa il caro energia ha esacerbato quella che era un'inflazione già in crescita dall'ottobre 2021.

Inflazione attesa: conoscerla tramite il breakeven inflation rate

Il breakeven inflation rate (inflazione di pareggio) è la differenza tra il rendimento nominale di un investimento a tasso fisso e il rendimento reale (spread fisso) di un investimento indicizzato all'inflazione di durata e qualità creditizia simili.

 

Se l'inflazione è in media superiore al pareggio, l'investimento indicizzato all'inflazione sovraperformerà il tasso fisso.

Al contrario, se l'inflazione è in media al di sotto del pareggio, il tasso fisso sovraperformerà quello indicizzato all'inflazione.

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Il tasso di inflazione di pareggio rappresenta una misura dell'inflazione attesa derivata da Titoli del Tesoro a 5 o 10 anni e TIPS a 5 o 10 anni. Il valore implica ciò che i partecipanti al mercato si aspettano che l'inflazione sarà in media nei prossimi 5 o 10 anni.

Breakeven inflation rate 5 y

Aggiornamento in tempo reale dell'inflazione americana attesa a 5 anni reperibile sul sito della Federal Reserve

Breakeven inflation rate 10 y

Aggiornamento in tempo reale dell'inflazione americana attesa a 10 anni reperibile sul sito della Federal Reserve

Rendimenti reali 

I rendimenti reali dei Treasury Inflation Protected Securities (TIPS) a "scadenza costante" sono interpolati dal Tesoro statunitense dalla curva dei rendimenti reali giornalieri del Tesoro.

 

Questi rendimenti del mercato reale sono calcolati dai compositi delle quotazioni del mercato secondario ottenute dalla Federal Reserve Bank di New York. I valori dei rendimenti reali vengono letti dalla curva dei rendimenti reali a scadenze fisse, attualmente a 5, 7, 10, 20 e 30 anni.

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E' un dato che influenza il prezzo dell'oro, delle obbligazioni e tutte le assets che sono sensibili ai tassi di interesse.

Deflazione

In macroeconomia si definisce deflazione il calo del livello generale dei prezzi (CPI). È il concetto opposto di inflazione.

 

La deflazione deriva o dall'aumento dell'offerta di beni o servizi, o dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori.  

Le aziende per mantenere i loro volumi di fatturato sono costrette a delle riduzioni di prezzi per essere più competitive, andando a danneggiare spesso il loro margine. Di conseguenza i consumatori attenderanno ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa.  

 

Se questo periodo si protrae a lungo le aziende, che già avranno margine ridotto, inizieranno a produrre meno e avranno bisogno di meno personale, il che causerà un aumento della disoccupazione, con un ulteriore riduzione di spesa da parte delle famiglie, che di fatto si impoveriranno.  

 

Tra le principali cause di deflazione vi è la scarsità di moneta

 

La deflazione è un fenomeno piuttosto pericoloso, in quanto si verifica generalmente in periodi di recessione economica e nei casi più gravi può sfociare in una vera e propria depressione. 

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Gli asset che sono utili saranno il cash (inflazione è bassa), le obbligazioni fixed income di lungo termine, le growth stoks, azioni con alti dividendi, le azioni dei mercati emergenti.

Reflazione

La reflazione è un aumento dei prezzi successivo a un periodo di bassa inflazione (deflazione); in buona sostanza si tratta di un semplice ritorno dei prezzi alla linea di tendenza di lungo termine dei prezzi.

 

Consiste in linea pratica nell'atto di stimolare l'economia, aumentando l'offerta di moneta o riducendo le tasse a seguito di una caduta nel ciclo economico. E' quello a cui abbiamo assistito nel post pandemia. La semplice offerta di moneta non bastava. Per far bere un asino bisogna non solo dargli l'acqua, ma fargli venire sete. E in economia gli incentivi fiscali assolvono a tale compito.

 

Quanti ricordano i vari bonus fiscali ( in Italia per es. il 110 per le ristrutturazioni) messi in atto da tutti i governi nel periodo post pandemico?

 

La reflazione è una forma di inflazione che non è cattiva come l'inflazione vera e propria in quanto è una ripresa del prezzo quando è sceso al di sotto della linea di tendenza.

 

Ad esempio, se l'inflazione avesse funzionato a un tasso del 2%, ma per un anno scendesse allo 0%, l'anno successivo avrebbe bisogno dell'inflazione di poco più del 4% per effetto compounding  per recuperare la tendenza a lungo termine. Quindi questa inflazione superiore al normale è considerata reflazione, poiché si tratta di un ritorno alla tendenza, non superiore alla tendenza a lungo termine.

 

La reflazione è considerata un antidoto alla deflazione (che, a differenza dell'inflazione, è considerata negativa indipendentemente dalla sua grandezza).

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Il problema tuttavia nasce quando si passa da uno stato reflattivo "comodo" ad uno ben superiore alle attese, che costringerebbe le banche centrali a mettere mano ai tassi di interesse per riportare l'inflazione intorno al 2%

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In tale scenario allora avverrebbe una vera e propria “staffetta” fra i diversi asset percepiti dagli investitori come beni rifugio che mettano al riparo i propri risparmi sia da crisi finanziarie che da shock inflazionistici.

 

Parliamo di titoli di Stato di Paesi ritenuti solidi (USA e Germania), valute predominante e valute di Paesi-fortezza (Dollaro e Franco Svizzero). Ma soprattutto in contesti iper inflazionistici le obbligazioni inflation linked (N.B. in caso di tassi reali positivi, ovvero quando i tassi vengono alzati oltre il livello di inflazione di tendenza, le inflation linked perderebbero perchè soffrono la concorrenza con le fixed income. Lo spiego nel dettaglio qui) ma soprattutto il classico bene rifugio, l'oro (ma attenzione ai tassi reali)

 

Tra le azioni il settore energetico e le materie prime sono asset che di norma reagiscono bene in certi contesti.

Stagflazione

La stagflazione è la concomitanza, in un ciclo economico, dei due fenomeni di stagnazione (recessione, cioè mancanza di crescita dell’economia in termini reali, GDP) e di inflazione (aumento generale dei prezzi).

 

Tra i motivi che possono portare a stagflazione ci sono per esempio uno shock come un incremento duraturo del prezzo del petrolio. La conseguenza è un incremento permanente del livello dei prezzi, ossia inflazione elevata. Oppure un aumento della massa monetaria con stampa di moneta, aumento delle tasse (spesso combinato con il precedente). Si può facilmente capire che è la peggiore fase ( l’inflazione è in crescita nonostante l’economia rimanga stagnante). 


Infatti il termine stagflazione è una combinazione di stagnazione e inflazione.

 

Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi (si riperquote in una diminuzione del pil, e quindi rischio recessivo); ma una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione.

 

Una politica monetaria restrittiva risulta inefficace e quindi occorre agire piuttosto su quella fiscale, con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una corrispondente riduzione della pressione fiscale, unico strumento efficace per stimolare i consumi e perciò la domanda aggregata di beni e servizi.

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Alle Banche centrali spetta quindi il compito di fine tuning, ovvero di equilibrare con la maggiore precisione possibile, la liquidità immessa nel sistema, in particolare attraverso una migliore allocazione della massa monetaria allargata che accompagni la ripresa dell’economia.

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Gli asset utili per coprire il rischio da tale fase saranno materie prime, metalli industriali, azioni utilities, energetico, healtcare.

Come riconoscere una fase del ciclo

Fattori come il prodotto interno lordo (PIL), i tassi di interesse, l'occupazione totale e la spesa per consumi possono aiutare a determinare la fase attuale del ciclo economico. A primo impatto l’andamento dei cicli economici e  il comportamento dei mercati finanziari sembrano sempre intuitivi e per certi versi prevedibili.


La realtà è sempre molto più complessa.

 

Spesso invece di andare avanti verso lo step successivo del ciclo, si torna invece indietro. Non necessariamente a una fase di contrazione economica segue una recessione. Potrebbe accadere che la crescita economica passi da una fase di rallentamento più o meno evidente per poi riprendere nuovo slancio senza cadere in recessione. Altre volte la ripresa successiva a un periodo recessivo può essere seguita addirittura da una depressione.

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Un indicatore abbastanza attendibile si può ricavare dal confronto tra la performance del settore dei  consumi discrezionali rispetto a quello dei consumi di prima necessità.

I consumi discrezionali comprendono quei beni (come abbigliamento, automobili, moto ecc.) il cui acquisto può essere rimandato in quanto non strettamente necessario.
Mentre i beni di prima necessità (generi alimentari, bevande, medicinali ecc.) soddisfano bisogni essenziali.

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I consumi discrezionali tendono ad aumentare rispetto a quelli di prima necessità nei periodi in cui la crescita economica accelera.


Viceversa nei periodi di incertezza i consumatori tendono a procrastinare l’acquisto di beni non strettamente necessari.

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L’ andamento di questi due settori può quindi fornire alcune indicazioni utili per interpretare il ciclo economico poichè i mercati sono costituiti da flussi in cui i capitali passano da asset ad asset a seconda delle aspettative.

come riconoscere una fase del ciclo

Dopo la pandemia, grazie ai tassi bassi e stimoli fiscali, è partito il ciclo della ripresa in cui i consumi discrezionali hanno sovraperformato i consumi di prima necessità. Successivamente, in odore di recessione a causa dell'inflazione e del rialzo dei tassi di interesse, la situazione si è capovolta. 

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Le scelte strategiche e tattiche presuppongono aver maturato tanta esperienza sul campo. Presuppongono il conoscere la sensibilità delle asset al cambio dei vari scenari economici, la regola della regressione verso la media. Bisogna poi essere in grado di avere la pazienza di tradurle in scelte pratiche senza essere condizionati dalla pressione costante dei media e dei tanti esperti improvvisati della finanza che costantemente sono a caccia di clic.

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Proprio per questo se non si padroneggia bene la materia è bene farsi seguire nella costruzione di un portafoglio resiliente ad ogni scenario macroeconomico da un buon consulente finanziario.

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Gli indicatori Leading o anticipatori

Per tutti i principali Paesi, esiste un indice che raggruppa i principali indicatori anticipatori (Leading Economic Index), comunicato con cadenza mensile. Gli indicatori economici “anticipatori” (detti anche leading) sono utili come predittori a breve termine – da 6 a 9 mesi nel futuro – dell’economia e includono: 

  • Mercato azionario

Mercato azionario: è considerato un indicatore affidabile per predire lo stato di salute di un economia, in quanto i partecipanti al mercato passano il proprio tempo a valutare lo stato delle società e delle economie e sono in grado di valutare le crescite future. Infatti i mercati si fanno delle aspettative, e anticipano, o almeno ci provano, quello che poi dovrebbe avvenire a livello di economia. Problematiche: alcune volte i prezzi sono basati su speculazioni piuttosto che sull’effettivo valore di una società. Vedasi il caso post pandemia e la crescita smisurata del settore growth.

  • Prezzi degli immobili

Il mercato degli immobili è ritenuto un indicatore leading, in quanto il suo andamento può fornire informazioni sullo stato dell’economia con mesi d’anticipo. Il calo dei prezzi delle abitazioni suggerisce che il numero degli edifici disponibili eccede quello dei potenziali compratori.

 

Ciò può essere dovuto all’inflazione dei prezzi o alle mancate possibilità economiche. Se il settore immobiliare si indebolisce, ne risente l’intera economia.

  • Rendimento dei bond

Viene visto come la misura delle aspettative di mercato.

 

Le performance dei bond a breve termine (con scadenze entro i due anni) risentono direttamente dalle decisione della banca centrale e dalle aspettative sui tassi di interesse. Mentre le prestazioni dei bond a lungo termine (con scadenze superiori ai 2 anni) dipendono dai tassi di interesse ma anche da fattori quali l’inflazione attesa e la crescita economica, che possono richiedere più tempo per diventare effettive.

 

Quando queste variabili entrano in gioco, la curva di rendimento può variare. Sono proprio queste variazioni che vengono osservate dagli analisti per predire le prospettive economiche. Quando la curva si inverte allora il mercato si aspetta una recessione.

 

Infatti l'inversione viene interpretata come un segno che gli investitori si aspettano un rallentamento della crescita economica e di un taglio dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.

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Cerchiamo di capire meglio tali dinamiche.

Inversione della yield curve.

La curva dei rendimenti non è altro che la rappresentazione grafica della linea che congiunge i rendimenti di obbligazioni con scadenze diverse appartenenti allo stesso emittente.

 

Il caso normale è quello in cui obbligazioni a breve scadenza offrono rendimenti inferiori rispetto a quelle con vita residua più lunga (steepening).

Infatti gli investitori richiedono una remunerazione più elevata per prestare su periodi più lunghi. Il rendimento maggiore per titoli a lunga scadenza serve così a compensare il maggior rischio inflazione.

 

Si inverte la curva quando i tassi a breve sono più alti dei tassi a lungo termine arrivando al paradosso finale che se per esempio investi a 2 anni guadagni piu che investendo a 10 anni.

Il motivo principale che determina l’inversione della curva è un rialzo dei tassi di riferimento (di brevissimo termine) da parte della Federal Reserve. La banca centrale controlla la parte a breve della curva (i cosiddetti Fed Funds), mentre la forma della parte a lunga è determinata da domanda e offerta.

 

Generalmente la banca centrale alza i tassi per raffreddare le spinte inflazionistiche dopo un periodo di espansione economica. Di conseguenza l’inversione avviene nella fase finale del ciclo economico ed ecco perché molto spesso ha anticipato una recessione. 

Curva dei rendimenti (yield curve) normale
curva dei rendimenti
Curva dei rendimenti (yield curve) piatta tendente all'inversione
curva dei rendimenti invertita

Rapporto earnings yield / tassi treasury 10 Y

Sul mercato, i diversi strumenti, come azioni, bond o monetari, sono in competizione per il rendimento che offrono. Il rendimento del Treasury bond 10Y è monitorato dai mercati.

In linea teorica se la media dei rendimenti dei titoli azionari non si trova su livelli superiori a quelli del T-bond 10Y l'investitore preferirà direzionarsi su titoli meno rischiosi come quest'ultimi

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Sul mercato azionario, chi risente per primo del rialzo dei tassi di interesse sono i titoli tecnologici noti come growth, vale a dire prezzati a valutazioni elevate perché incorporano una crescita futura più sostenuta degli altri nonostante attualmente potrebbero addirittura essere in perdita non producendo talvolta utili.

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Più è alto il rendimento del Treasury, più viene scontato il cash flow atteso, e meno alta è la valutazione oggi di quel titolo.

Il meccanismo colpisce i titoli growth perché ci si attende anno dopo anno un cash flow in costante e significativo aumento, non i titoli value, o ciclici, perché in questo caso quello che conta non è la velocità di crescita del cash flow, ma la sua continuità.

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I titoli growth possono aumentare il cash flow anno dopo anno anche se la crescita è lenta, l’importante è che conquistino sempre maggiori quote di mercato a spese di altri business, ad esempio e-commerce verso distribuzione tradizionale.

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I value hanno invece bisogno di consumi e investimenti robusti, senza crescita il cash flow si riduce.

 

Il reddito fisso fa concorrenza ai titoli growth, perché protegge dall’inflazione, oltre che dai possibili storni di mercato, e offre un rendimento certo, purchè sia accettabile.

  • Statistiche di produzione e industria manifatturiera

Un aumento della produzione tende ad avere un impatto positivo sul prodotto interno lordo (PIL), che concorre all’aumento dei consumi e alla crescita economica. Storicamente, il PMI manifatturiero tende a guidare la crescita o decrescita degli utili di circa 6 mesi.

  • Vendite al dettaglio

In generale, l’incremento delle vendite è un segno di sviluppo economico. Se i consumatori sono consapevoli di avere stabilità economica per il presente e il futuro, continueranno ad acquistare nuovi prodotti e sborsare denaro per beni non di prima necessità.

 

Questo comporta un aumento della produzione in linea con la domanda e incentiva la crescita del PIL.

  • Tassi di interesse

I tassi di interessi possono essere considerati sia indicatori leading che lagging.

 

Sono lagging nel senso che la decisione di aumentare o diminuire i tassi è presa dalle banche centrali a seguito di un evento economico o di un movimento di mercato già avvenuto.

 

Tuttavia, sono da considerarsi leading in quanto una volta presa la decisione, c’è un’elevata probabilità che l’economia cambi per adattarsi ai nuovi tassi d’interesse.

  • indicatori statistici leading

​​​Tra gli indicatori statistici leading più usati c’è il Citigroup economic surprise index, il Purcharing manager index, cioè il PMI ( un anticipatore del PIL che fornisce un risultato molto semplice da comprendere: valori di PMI superiori a 50 sono considerati forieri di crescita, mentre valori inferiori a 50 sono associati a previsioni di rallentamento o contrazione) e l’Eurocoin.

Gli indicatori Coincident

Gli indicatori coincidenti sono semplicemente quelli che si muovono contemporaneamente – o quasi – all’economia. Un indicatore coincidente può essere usato per identificare le date dei picchi (dopo che si sono verificati) nel ciclo economico.

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  • Pil

  • Tasso di disoccupazione: 

  • Produzione industriale

  • Ordini all’industria

  • Salari orari del settore manifatturiero

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Gli indicatori Lagging o posticipatori

Sono indicatori che svoltano dopo che la condizione economia generale ha cambiato direzione, confermando un’inversione di tendenza del ciclo già avvenuta.​

  • Tassi di crescita del PIL

Il prodotto interno lordo (PIL) consiste nel valore monetario di tutti i prodotti e servizi che vengono prodotti in un Paese.

 

Quando il PIL cresce, può scatenare una reazione a catena rispetto agli altri indicatori della lista come sull’occupazione, in quanto le società assumono più forza lavoro e aumentano la produzione.

 

Un tasso di crescita del PIL costante, è un segnale positivo rispetto alla stabilità dell’economia di un Paese. Se il pil è  in calo per due trimestri consecutivi, probabilmente l’economia è in una fase di declino o recessione.

  • Indice dei prezzi al consumo (IPC) e l’inflazione(circa entro 6 mesi)

L’inflazione consiste nell’aumento del prezzo di beni e servizi in un Paese. Si tratta di un indicatore lagging in quanto è il risultato di una crescita o decrescita economica.

 

Durante la crescita economica è probabile che crescerà anche l'inflazione prima o poi. Crescendo l'inflazione la banca centrale alza i tassi di interesse per raffreddare l'economia quel tanto che basta per riportarla in carreggiata.

 

Oltre ai tassi di interesse, ha influenza anche sul tasso di cambio in quanto la valuta di solito si apprezza.

 

Ha influenza anche sul pil in quanto un inflazione alta rallenta i consumi e di conseguenza il pil e l'occupazione.

 

Durante periodi di decrescita economica, ci possono essere livelli di inflazione in calo fino alla ‘deflazione’, ossia quando l’inflazione scende sotto lo 0%. Pur sembrando uno scenario auspicabile, in realtà è la conferma che i consumi sono calati drasticamente, il che spesso si accompagna a scarsa liquidità, calo delle vendite e incremento della disoccupazione.

  • Forza e stabilità della valuta

La valuta di un Paese è lo specchio della salute e della stabilità della sua economia, in quanto il prezzo della moneta si basa sul valore percepito sia dagli acquirenti che dai venditori.

 

Si tratta di un indicatore lagging perché questo valore è soggetto a fluttuazioni che riflettono la situazione politica ed economica di uno stato.

 

Una valuta forte incentiva l’economia grazie al maggiore potere d’acquisto. Se un paese è esportatore, nonostante i beni possano essere venduti a un prezzo maggiore, gli importatori potrebbero non essere disposti a pagare la differenza.

 

Mentre se un paese è importatore, acquistare beni dall’estero diventa molto conveniente.

 

Quando la valuta invece è debole diminuisce i prezzi delle esportazioni e, nonostante sia meno positivo per le società nazionali, può accrescere la competitività a livello globale.

Ciò rende le importazioni più costose in quanto la valuta ha un minore potere d’acquisto e il costo dei beni provenienti dall’estero aumenta. Ciò nonostante ci sono dei vantaggi nell’avere una moneta debole: si incoraggia il turismo e la domanda per beni prodotti a livello nazionale.

  • Statistiche sull’occupazione

I posti di lavoro sono disponibili dopo 3 mesi. Se la disoccupazione cresce di mese in mese per un certo periodo di tempo, diventa campanello d’allarme per un possibile declino economico perchè sta a significare che le aziende hanno perso le speranze di superare il momento difficile e hanno iniziato a licenziare alcuni dei propri dipendenti.

 

Anche se l’economia dà segni di miglioramento e crescita il tasso di disoccupazione può non diminuire. I datori di lavoro aspetteranno sempre chiari segnali di ripresa economica prima di procedere a nuove assunzioni.

  • Prezzo delle materie prime

I prezzi delle materie prime sono considerati un indicatore macroeconomico affidabile perché il loro valore spesso cambia in anticipo rispetto ad altri indicatori lagging.

 

L’aumento della domanda di materie prime come legno, ferro e petrolio può essere interpretata come un segno di crescita economica.

Conclusioni

L’osservazione svolta dagli indicatori leading preannuncia quindi una svolta del ciclo economico che dovrebbe trovare conferma negli indicatori coincidenti e infine una definitiva consacrazione da quelli laggins.

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Individuare il vero punto di svolta non è né automatico né semplice considerando che possono fornire segnali discordanti. Anche perchè bisogna ricordare che i mercati, qualsiasi mercato finanziario, che sia azionario, obbligazionario ecc.. si muove non in base ai dati economici, ma in base alle aspettative per trovare poi consacrazione o meno nei dati economici.

 

Ma quando il dato esce, se il dato non è inferiore o ben superiore alle attese, il mercato lo ha già scontato nei prezzi.

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